Introduzione.
“Cominciamo con il rilevare un dato: l’unico obiettivo esplicito
della protesta è stato il ritiro dell’intero progetto. Si riteneva necessaria
solo l’assunzione di centomila insegnanti, che comunque venivano giudicati
troppo pochi.”
In realtà, il 26.11.2014,
la sentenza della Corte di Giustizia dell’UE aveva stabilito che l’Italia
dovesse stabilizzare i precari della scuola, non ritenendo più possibile
prorogare ulteriormente i contratti riguardanti coloro i quali avevano già
svolto 36 mesi di servizio. Pertanto, secondo il sig. Oliva, con l’approvazione
della BS il Governo italiano ha ottemperato la sentenza del 26 novembre 2014?
No, perché pur avendo incautamente promesso, vagheggiando, 160 mila assunzioni
a partire dal 1° settembre 2015, riuscirà – forse – a realizzare poco più di 50
mila stabilizzazioni. Regolare turn-over. Questione di punti discordanti tra
Unione europea e Italia.
1.
Rapporto numerico
insegnanti/studenti.
“Già prima delle centomila assunzioni, la
nostra scuola è quella che in Europa ha più insegnanti in relazione al numero
degli studenti. Il rapporto è di circa 1:11 contro 1:15. L’età media dei nostri
insegnanti è di oltre 55 anni, mentre nel resto di Europa si aggira su poco più
di 40. Da noi si entra in ruolo a quasi 42 anni (dopo un estenuante e umiliante
precariato) contro i 25-27 degli altri paesi”
Quando si comparano le percentuali, le variabili
analizzate devono essere identiche, pertanto non è corretto analizzare il
rapporto 1:11 per l’Italia, comparandolo al rapporto 1:15 per l’Europa, ben
sapendo che il totale dei docenti italiani comprende anche gli insegnanti di
sostegno e di religione – a differenza di altri Paesi europei. Il punto di
discussione, dunque, deve essere il rapporto dei docenti per classe e questo
dato rientra perfettamente nella media europea (1:21). E ancora, se l’Italia ha
la più vetusta classe docente d’Europa non sarà forse il risultato di un
immobilismo concorsuale che appartiene ad un retaggio politico che non si
avvale di elezioni da troppo tempo? Quindi, secondo il sig. Oliva, la BS ha
potere dirimente riguardo alle due questioni? No per la prima, perché la BS
consente al DS di diminuire il numero di alunni per classe senza arrecare
maggiori costi alla finanza pubblica. Quindi, di fatto, non gli consente alcun
cambiamento. (c. 84 BS 9.7.15) No per la seconda, perché s’innalza l’età
pensionabile e si assicura solo il normale turn-over, dunque continuerà a non
esserci spazio per i giovani. Ovviamente, ne deriva che la classe docente
cinquantenne discende dal ritardo con il quale riesce ad entrare in ruolo. Questione
di punti di partenza difformi tra Unione europea e Italia.
2. Sanatorie
nel reclutamento.
“Ormai
da decenni il reclutamento degli insegnanti avviene per lo più grazie a
sanatorie” (…) “La scuola dovrebbe tutelare i diritti degli studenti”
Partiamo dall’assunto secondo il quale, nel sistema di
reclutamento per gli operatori della scuola (personale ATA, docenti e
dirigenti) esistono le GRADUATORIE e non le SANATORIE. Ora, secondo il sig.
Oliva, la BS – nell’abolire totalmente le GRADUATORIE (c. 95 BS 9.7.15) – avrà
potere risolutivo rispetto al reclutamento degli insegnanti? No, perché
l’accesso alle procedure concorsuali è annunciato con maglie talmente sottili
da apparire favorevole solo a pochi eletti, non certo in tenera età e già in
possesso di laurea, abilitazione e servizio (c. 114 BS 9.7.15). Solo
limitatamente al bando del dicembre 2015, sarà una questione di punti
valorizzanti.
E ancora, “la
scuola dovrebbe tutelare i diritti degli studenti”. Ebbene, secondo il sig.
Oliva nella BS sono tutelati i diritti di tutti gli studenti? No, perché non ci
sono cenni di sorta agli studenti BES, DSA, H, ADHD, stranieri. Non ci sono
cenni alle scuole speciali per i minorati della vista e dell’udito. Nulla! E la
parola “integrazione” all’interno dell’intero documento viene citata solo 5
volte nelle deleghe! Quindi, non solo la BS cancella i diritti dei docenti.
Naturalmente, a cascata, cancella anche i diritti degli studenti e – di
riflesso – i diritti delle famiglie. Questione di punti di debolezza.
3. Abbandoni
per noia.
“La
nostra è la scuola d’Europa con più abbandoni (circa il 20%) e dove le assenze
degli studenti sono oltre il doppio rispetto alla media. Sarà forse perché le
attività che vi si svolgono non riescono a coinvolgerli e interessarli.”
L’abbandono scolastico in Italia non può
semplicisticamente essere addebitato ad una “scuola noiosa”, come definita dal
sig. Oliva. Perché la Vera Scuola è dialogo, empatia, ascolto, CLIL,
socializzazione, coinvolgimento, problem solving, inclusione, recupero,
formazione, potenziamento, consolidamento, partecipazione, brainstorming, incontro,
musica, collaborazione, comunicazione… La Vera Scuola non è noiosa. Noiosi sono
coloro che ne parlano, decidendone le sorti, senza averla MAI vissuta. Dunque,
secondo il sig. Oliva la BS contribuirà efficacemente a diminuire il trend del
20% di abbandoni e del 17% di NEET? No perché, di fatto, dimentica di
finalizzare significativi investimenti all’inclusione sociale. Lapalissiana la
citazione della parola “inclusione” solo 6 volte e solo nelle deleghe. Questione
di punti di inclusività mancanti.
4. Percentuali
studenti frequentanti.
“Il
95% degli studenti frequenta scuole statali mentre quelle paritarie chiudono
l’una dopo l’altra, perché le famiglie non riescono a sostenerne i costi.”
E’ necessario considerare statistiche affidabili,
prima di affermare dogmi tendenziosi. Per questa ragione si consultano le
fonti: http://www.istruzione.it/allegati/2014/Avvio_Anno_Scolastico2014_2015_3.pdf dalle quali emerge che gli studenti che frequentano
le scuole statali in Italia sono 7.881.632, mentre gli studenti che frequentano
le scuole paritarie sono 993.544. Se ne deduce che l’87% degli studenti
frequenta scuole statali. Il restante 13% frequenta le paritarie che, tra
l’altro, posseggono 13.625 sedi contro le 41.383 sedi delle statali. Inoltre,
entrambe le tipologie di scuole sono da considerarsi “statali” perché erogano
un servizio “di Stato”. Quindi, chiarita la confusione delle percentuali e
assodato che i controsoffitti crollano nelle scuole statali e non in quelle
paritarie, secondo il sig. Oliva la BS risolve la vexata quaestio che – a 15 15 anni di distanza dall’approvazione
della Legge 62/2000 – ancora lo attanaglia? No perché la semplice parola
“paritaria” è contenuta SOLO nel c. 137 e nel c. 181 (delega). Questione di
punti percentuali.
5. A
qualcuno piace il “passaparola”.
“Una
famiglia interessata a trovare una buona scuola non dispone ad oggi di nessuna
informazione ufficiale e deve affidarsi al ‘passaparola’. E questo avviene
perché la scuola statale è in realtà un luogo ‘privatissimo’ della cui qualità
non si riesce a sapere quasi nulla, nemmeno che ogni anno gli insegnanti (anche
quelli di sostegno) ruotano ‘a domanda’ fra una scuola e l’altra per circa il 20%.
Dove è l’attenzione per l’auspicabile ‘continuità didattica’?”
La ricerca delle scuole italiane è, normalmente,
affidata al portale del MIUR. Al suo interno esiste, infatti, il motore di
ricerca “Scuola in chiaro”. Tutte le informazioni – riguardanti sia le scuole
statali sia le scuole paritarie – sono lì contenute. Poi, chiaramente, a
qualcuno piace il “passaparola”, ma certamente le iscrizioni non possono essere
effettuate utilizzando questo mezzo, anche e soprattutto perché da anni le
famiglie sono invitate ad effettuare l’iscrizione on line. Dunque, le scuole
non sono affatto luoghi privatissimi, bensì trasparentissimi. Inoltre, con
riferimento alle percentuali dei trasferimenti, anch’esse consultabili in
“Scuola in chiaro”, anche solo effettuando un controllo a campione ci si rende
conto del fatto che la percentuale citata dal sig. Oliva si scosta
sensibilmente dalla realtà. E allora, secondo il sig. Oliva la BS con
l’istituzione di un Portale unico per la Scuola (c. 136 BS 9.7.15) del costo di
1 milione di euro (c. 136) e con le designazioni degli incarichi triennali (c.
80) porterebbe una reale innovazione al Sistema scolastico italiano? No perché
tutte le famiglie hanno possibilità di accesso al portale istituzionale del MIUR
– già esistente – e, dunque, possibilità di accesso a tutte le informazioni
riguardanti le scuole. Questione di punti di accesso.
6. Lo
studio del latino.
“I
nostri curriculi hanno un carattere enciclopedico (facile all’oblio) e una
forte prevalenza delle materie cosiddette umanistiche rispetto a quelle
scientifiche e tecniche. Sono così rigidi da non permettere alcuna opzionalità
per gli studenti. Perfino il latino, che è opzionale in tutti i paesi del
mondo, in Italia (e in Grecia) è invece materia obbligatoria per circa il 40%
degli studenti delle secondarie?”
Certamente! Per ogni studente che sceglie di
frequentare un liceo classico lo studio del latino è obbligatorio. Il latino
rappresenta l’origine della Cultura mediterranea classica. Ed i curricoli enciclopedici
sono esattamente quelli stilati dallo Stato italiano, perfettamente in linea
con la Nazione che, più di ogni altra, contiene le radici della storia e della
cultura romana. Non si è mai reputato, evidentemente, necessario proporre lo
studio dell’unno solo per far piacere al Presidente della trasparente lobby di
TreeLLLe, al suo comitato operativo, ai suoi esperti, ai suoi eminent advisor,
ai suoi soci fondatori ed ai suoi garanti. Ma allora, secondo il sig. Oliva la
BS risolve la questione dei curricoli? Elimina il latino da qualche indirizzo
di scuola secondaria di II grado? No perché la BS ripropone – confermandola – la cultura letteraria ed umanistica
della scuola italiana e la contestuale valorizzazione del patrimonio e della
produzione culturali, musicali, teatrali, coreutici e cinematografici. (c.181 n. 8 lett. g) Ma forse, il sig. Oliva pensa
che il teatro sia nato con Gilberto Govi, suo illustre concittadino… Questione
di punti di vista.
7.
A proposito di didattica.
“Da noi la didattica è prevalentemente ‘trasmissiva’ e buona
parte del tempo scuola è impegnato da lezioni ed interrogazioni, senza un
coinvolgimento più motivante e interattivo degli studenti. E le verifiche orali
hanno la netta prevalenza su quelle scritte e sui test, al contrario di quanto
accade negli altri paesi.”
Negli Stati Uniti
d’America ed in alcune nazioni europee hanno già compreso la mancanza di validità della didattica per test. Lo
slogan è “Let us teach, not test”. Quindi, secondo il sig. Oliva la BS elimina
la questione della “didattica trasmissiva”? No perché la BS non contiene alcuna
indicazione riguardante i curricoli, la didattica della comunicazione o la
pedagogia dell’interazione. La BS contiene, invece, (art. 16 c. 144 BS 9.7.15)
la previsione di una spesa di 8 milioni di euro l’anno – dal 2016 al 2019 – per
l’INVALSI, organo esterno al MIUR, creato dal MIUR che – ormai – sta
gradatamente prendendone il posto. Non appariva così prioritario destinare somme
così cospicue di finanziamento ad un ente di valutazione autonomo. Questione
di punti prioritari.
8. Le
indagini Ocse-Pisa.
“Nelle
varie indagini Pisa dell’Ocse, che riguardano circa sessanta paesi, le
competenze degli studenti quindicenni italiani sono sempre risultate
sensibilmente al di sotto della media”
Il punto dirimente è quel “sempre”.
Quando furono presentati al MIUR, i risultati dell'Indagine Ocse Pisa 2012
che misura le competenze dei quindicenni in matematica, scienze e lettura,
l’OSCE spiegò che l’Italia aveva fatto registrare risultati sotto la media, ma aveva
posto in evidenza – sempre l’Italia – i più notevoli progressi in matematica e
scienze. http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/focus031213
E allora,
secondo il sig. Oliva la BS riuscirà a colmare il gap formativo – rispetto ad
indagini internazionali – esistente tra l’Italia ed il resto del mondo? No
perché nella BS non esiste alcun cenno alle indagini OCSE PISA; o meglio esiste
un solo cenno alle indagini internazionali curate dall’INVALSI mentre per 7
volte si richiamano le indagini diagnostiche sugli edifici scolastici. Ora,
appare quasi superfluo sostenere che l’inserimento delle misure per la
sicurezza e la valorizzazione delle scuole oltre che per la costruzione di
scuole innovative, appare del tutto fuori luogo all’interno di una legge che
qualche romantico pensatore ha inteso definire “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione”.
Questione di punti d’indagine.
9.
La valutazione
esterna.
“Tutte queste anomalie e ritardi non dipendono dalla lamentata
carenza di risorse finanziarie, visto che la percentuale del Pil destinata alla
nostra scuola è del 3%, cioè in media europea, e il nostro ‘costo per studente’
è addirittura più alto. Il problema sta tutto nella loro cattiva allocazione:
troppe risorse al personale addetto (con stipendi più bassi, ma per un numero
di addetti troppo alto) e troppo poche per la qualità del servizio (edilizia,
premialità agli insegnanti e presidi meritevoli, assenza di un sistema di
valutazione esterno delle scuole, pochissima ricerca)”.
La spesa
pubblica per l’istruzione è diminuita, in parte compensata da finanziamenti
privati. Nel 2011, la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria e
post secondaria non terziaria era inferiore del 4% rispetto al 1995.
Nell’insieme, la spesa pubblica e privata per studente è aumentata in termini
reali tra il 1995 e il 2008 (+8%) prima di registrare una netta diminuzione tra
il 2008 e il 2011 (-12%).
http://www.istruzione.it/allegati/2014/Italy-EAG2014-Country-Note-italian.pdf Tra l’altro, il 2008 era proprio l’anno
in cui il sig. Oliva, nella sua qualità di testa d’ariete della TreeLLLe, già
rilasciava interviste riguardanti la necessità di eliminare i sindacati e,
contestualmente, il loro potere di veto (!) auspicando maggiori investimenti
nella scuola. (http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2008/10/23/SCUOLA-Attilio-Oliva-TreeLLLe-no-al-potere-di-veto-dei-sindacati-ma-il-governo-torni-a-investire-nell-istruzione/7532/) Il 2011 era, invece, l’anno in cui
l’Unità pubblicava il nome del sig. Oliva, come possibile sottosegretario
all’istruzione (http://www.andu-universita.it/2011/11/26/capano/) Poi, però, per qualche sconosciuto motivo, fu tenuto
fuori dal MIUR, preferendo che restasse a presiedere la lobby più trasparente del
mondo… Anche perché, già nel 2010, aveva proposto un’affascinante
sperimentazione destinata alle scuole secondarie di I grado di Siracusa e di
Pisa in prima istanza, successivamente quelle di Torino e Napoli (!) (http://www.adiscuola.it/adiw_brevi/?p=4729) Una sperimentazione inerente la valutazione dei docenti
migliori, la valutazione degli istituti migliori, la proposta di istituire un sistema nazionale di valutazione e di
miglioramento della didattica, fingendo – la testa d’ariete – di non conoscere
l’esistenza dell’Invalsi! Insomma, come una specie di fissazione per il sig.
Oliva, valutare tutto e tutti a prescindere. Ma, secondo il sig. Oliva, con la
BS si riuscirà ad investire seriamente sulla scuola e sull’istruzione? Si
riuscirà ad allocare gli investimenti in modo corretto? Si riuscirà a rendere
le scuole non autoreferenziali? No alla prima perché un Governo non eletto non
è un Governo serio, pertanto non riuscirà nell’intento; no alla seconda perché
gli investimenti presentati nella BS riguardano solo gli amici degli amici; no
alla terza semplicemente perché le scuole non sono mai state autoreferenziali.
Le scuole hanno sempre risposto ai requisiti richiesti per il loro corretto
funzionamento, in quanto hanno sempre erogato un Servizio di Stato richiamato
dalla Costituzione. Questione di punti valutativi.
Conclusione.
Insomma,
tutta una questione di punti. Punti mancanti. Soprattutto i punti fermi, i
capisaldi della Costituzione. Quelli si che mancano nella BS. Si potrebbe
serenamente affermare che “per un punto, l’Oliva non arrivò a 10”. Un po’ come
il celeberrimo detto Uno
pro puncto caruit Martinus Asello (“per un punto Martin perse la cappa”).
Traduco perché non conosco gli studi effettuati dal sig. Oliva; non è dato
conoscere quali studi secondari, universitari o post universitari abbia
intrapreso, pur essendo questi priore
del monastero chiamato TreeLLLe. Espressione massima della trasparenza. Una
trasparenza trasparente, oserei dire. La
frase, quasi proverbiale, vuole significare che un errore riguardante un
particolare apparentemente di scarsa importanza comporta, talvolta, conseguenze
disastrose. Nella locuzione in italiano la "cappa" cui ci si
riferisce è una sorta di mantello, simbolo della carica di priore di un
monastero, perdere la quale significa rimozione dalla carica. L’espressione è usata
in modo ironico come ammonimento anche in ambito matematico, dove i punti, pur
così minuscoli, possono cambiare - a seconda della loro posizione - il
significato di un’espressione; di conseguenza bisogna stare attenti al loro
posizionamento e non distrarsi come Martino il quale, abate del Monastero di
Asello, nel XVI secolo, volendo abbellire la sua abbazia, decise di apporre sul portale
principale un cartello di benvenuto che recitasse: Porta patens esto. Nulli
claudatur honesto, cioè "La porta resti aperta. Non sia chiusa a
nessun uomo onesto" Ma l’artigiano incaricato
del lavoro (o, forse, lo stesso abate) sbagliò la posizione del punto e
scrisse: Porta patens esto nulli. Claudatur honesto, cioè "La porta non resti aperta per nessuno. Sia
chiusa all'(uomo) onesto".
I guai che tale errore procurò a Martino non si limitarono
alla figuraccia. La notizia di un messaggio così contrario alla caritas christiana, infatti,
raggiunse le alte sfere ecclesiastiche, le quali decretarono l'immediata
sollevazione dell'abate, privandolo della cappa (cioè del mantello) che di tale
dignità era simbolo.
Orbene, torniamo al nostro. Nato a Genova nel 1939. Questo
si sa di lui. Null’altro. Poi si sa che:
-
La cappa ce l’ha (è
Presidente di TreeLLLe);
-
Di punti ne ha 9 (tutti
elencati nell’articolata intervista stile “settimana enigmistica”);
-
L’anzianità di servizio
ce l’ha (76 anni sono un bagaglio di esperienza notevole).
Pertanto potrà pur disquisire
sulla Scuola italiana. Potrà pur presentare riforme del Sistema di istruzione
italiano. Potrà pur annullare la Costituzione italiana. Potrà pur decidere, di
partecipare all’audizione presso il Parlamento italiano. Il presidente di
un’associazione fondata nel 2011 potrà persino caldeggiare la chiamata diretta
dei Dirigenti scolastici; potrà anche sostenere la cancellazione delle
graduatorie per titoli ed esami; potrà anche porsi come "ponte" per colmare il distacco
che sussiste nel nostro paese tra ricerca, opinione pubblica e pubblici
decisori.
Ma la parola è “punto” non “ponte”.
La BS ha portato un punto fermo nella Vera
Scuola: "La
porta non resti aperta per nessuno. Sia chiusa all'(uomo) onesto". Sia
chiusa a tutti gli insegnanti che, con dedizione e spirito di sacrificio, hanno
già lavorato - da precari o da non precari - nella Vera Scuola. Il merito sarà
di altri. Dei non onesti. Degli asserviti. Dei compiacenti. Dei traditori di se
stessi.
E, nell’apposizione del punto
fermo, il sig. Oliva – come il Martin, abate di Asello – ha avuto un ruolo
fondamentale nell’ambito di una lobby trasparente quanto il suo curriculum
vitae et studiorum.
Meriterebbe l’Oscar (non
Giannino). Ma anche pure!
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