venerdì 29 giugno 2018

Caro collega, adda passà a nuttàta!


Ingenuamente, pensavo che sarebbe stata una vera fortuna avere un collega come presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati!
Poi, le prime dichiarazioni di Luigi Gallo, il collega, hanno destato qualche perplessità. “Bisogna aprire gli istituti anche il pomeriggio con il tempo pieno al Sud per recuperare il ritardo con il resto del Paese e la sera per attività con tutti cittadini, giovani, adulti e anziani come diffusi presìdi culturali.”
Mi domando e domando al collega: il recupero del ritardo del sud va effettuato SOLO aprendo gli “istituti”? Ma di quali “istituti” si parla? CHI dovrebbe aprire gli “istituti”? E COSA, esattamente, si dovrebbe proporre a tutte le ore di giorno-pomeriggio-sera a tutte le componenti della società civile? DOVE, precisamente, si dovrebbero svolgere le attività di intrattenimento mattutino-pomeridiano-serotino? Forse negli istituti scolastici privi di agibilità di cui è costellato il territorio italiano? PERCHÉ tanti cittadini onesti e laboriosi, di ogni età e censo, dovrebbero frequentare questi “istituti”? Il QUANDO è chiaro: sempre!

Così abbiamo esaurito il principio cardine della buona informazione: la regola delle 5 W sarebbe stata soddisfatta se il collega-presidente avesse meglio espresso il proprio pensiero…
Ma resta ancora un chiarimento che si rende necessario, leggendo la chiosa delle prime dichiarazioni rilasciate dal collega Gallo: “lo Stato deve esserci soprattutto in zone con alto disagio economico e sociale con l’apertura dei presìdi scolastici e finanziamenti opportuni per invertire il paradigma della cultura e dell’istruzione nel nostro Paese”.
Ecco, qui si è espresso definitivamente il concetto di apertura H24 dei presìdi scolastici: modello Pronto Soccorso! Pare che il collega abbia una sorta di fissazione a riguardo, perché la spiega - giustificando e motivando tale proposta - esprimendo una chiara volontà di “invertire il paradigma della cultura e dell’istruzione nel nostro Paese”!
Mi domando e domando al collega, COSA voglia esattamente invertire! Ma, posta in questo modo, la domanda rischia di essere troppo generica, quindi preferisco dettagliarne il contenuto.
Dichiarare di voler invertire il paradigma dell’istruzione, significa svuotare di ogni valore il sistema-scuola italiano. E un collega dovrebbe conoscere in modo approfondito il valore della scuola, della formazione, delle scelte pedagogiche e didattiche della scuola italiana! Inoltre, il collega-presidente propone attività NON menzionate nel Contratto per il Governo del Cambiamento Lega-M5S.
Ottimisticamente, pensavo di non dover procurare un breve riassunto del Contratto ad un collega. Ma è una mansione non ardua...
Pagina 16 - CULTURA (valorizzazione dei Beni Culturali).
Pagina 41 - SCUOLA (valorizzazione del personale docente, abolizione delle classi numerose che mi rifiuto di chiamare “pollaio” per rispetto nei confronti di tutti gli alunni del mondo; abolizione del precariato e progressivo ridimensionamento della Buona Scuola). 
Pagina 55 - UNIVERSITÀ E RICERCA (valorizzazione della ricerca e dell’AFAM).

Questo, in sintesi, il contenuto del contratto: 58 paginette facili facili che racchiudono in tre paginette (16, 41 e 55) i temi cari a chi nella scuola vive e a chi di cultura si nutre!
Quindi, collega Gallo, pur rendendomi conto del fatto che questa è la tua seconda (dunque ultima) legislatura, vorrei chiederti di rasserenarti. Forse, se farai un altro po’ di ammuijna, la Casaleggio & Co. ti consentiranno di non entrare mai più in una scuola come docente. Forse ti consentiranno di conservare ruolo e poltrone attuali. Forse ti garantiranno un tempo aggiuntivo perché tu possa leggere bene la Buona Scuola e il Contratto di Governo del Cambiamento.
In ogni caso, Gallo, stai sereno e ricorda che... adda passà a nuttàta!

martedì 26 giugno 2018

Lorenzo Fioramonti si chiama! (nell'immagine, la fantastica migrazione del falco pecchiaiolo)


E’ un deputato della Repubblica italiana e, per aver visitato una scuola finlandese, si è perdutamente innamorato del sistema-scuola nord europeo. Vuole addirittura trasferirlo qui in Italia! Una sorta di traslazione di modelli educativi, didattici e pedagogici. Una cosa senza troppo impegno: direttamente dalla Finlandia all’Italia. Lorenzo Fioramonti si chiama.

È un gran pensatore: di quelli che si autoconvincono della bontà delle loro idee; di quelli che passano con facilità dalla militanza a sinistra al M5S; di quelli che pensano di poter raccontare la scuola finlandese leggendo un articolo di un anno fa; di quelli che mescolano - senza ritegno - “sperimentazione sociale, digitalizzazione dei trasporti e politiche sociali con la filosofia educativa”.  Egli pensa che il clima della Finlandia sia identico a quello dell'Italia. Poi pensa che gli edifici scolastici finlandesi siano strutturalmente identici a quelli italiani. Inoltre, pensa che importare un modello educativo possa prescindere dalla cultura di un popolo. Insomma, costui pensa che la scuola italiana sia tutta da ricostruire a immagine e somiglianza della scuola finlandese. Insomma, il signor Fioramonti, senza saper né leggere né scrivere, ha twittato!

E’ stato il suo primo tweet da sottosegretario. Un tweet più simile ad un minestrone ribollito che ad altro… Il ragazzo, probabilmente, non ha riflettuto a sufficienza, lanciandosi in una proposta insensata. Peccato che abbia perso un'occasione per tacere! Che poi, le ultime notizie lo davano in Sud Africa, impegnato ad insegnare nell’Università di Pretoria, ma si sa, il sud Africa e la Finlandia sono confinanti…

Dicevo prima “senza saper né leggere né scrivere” perché nulla di quanto proposto da Fioramonti è stato scritto nel contratto di governo Lega-M5S quindi è evidente che il nostro lungimirante deputato non sappia leggere. Riguardo alla scrittura, poi, non mi pare di aver mai letto alcun articolo scientifico, né alcun trattato ad opera del medesimo dunque, preferendo i tweet, è evidente che sia poco avvezzo alla scrittura. Certo, “Presi per il PIL” era il libro che lo aveva reso famoso in ambito 5S, ma un filosofo che scriva di economia non è poi il massimo delle aspirazioni e una casa editrice che si chiama l’Asino d’Oro… non m’appassiona.

Ma per essere stato folgorato da una scuola finlandese, deve certamente avere un'ottima memoria visiva. Ecco, gli consiglio di usare bene questa dote innata. In questo modo avrà la possibilità di focalizzare la sua attenzione sulla miserrima fine di Renzi che è stato solo l'ultimo in ordine di tempo a “giocare” con la scuola italiana!  

Conviene tenere bene a mente il nome di chi vuole trasformare l'Italia in Finlandia: Lorenzo Fioramonti si chiama!

giovedì 21 giugno 2018

Il patteggiamento del VUC.


In principio fu la 107 del 2015 (detta Buona Scuola) da cui scaturirono deleghe, decreti e note ministeriali. Tutto rigorosamente redatto da chi MAI aveva messo piede in un’aula scolastica. In principio fu la 107: una capillare distruzione del sistema scuola. Poi una serie di decreti legislativi, decreti ministeriali, circolari e note esplicative inneggianti al patteggiamento del VUC (Voto Unico Concordato).

Lor Signori hanno deciso che durante l'esame di Stato conclusivo del I ciclo di istruzione (terza media) i candidati svolgeranno una sola prova scritta riguardante le lingue straniere: una prova unica divisa in due sezioni. Gli insegnanti delle due lingue straniere correggeranno questa prova unica, la valuteranno e, alla fine, patteggeranno un VUC che ATTENZIONE! si raccomanda che NON sia la media tra le due valutazioni.

Quindi, per la prova scritta di lingue straniere: giornata unica, prova unica, foglio unico, voto unico. Docenti: due!

Ora, premesso che migliaia di insegnanti patteggeranno il VUC di lingua straniera - perché obbligati dalle norme vigenti - penso sia opportuno rilevare qualche incongruenza.
1.   Gli studenti non hanno prestazioni identiche nelle due lingue straniere studiate, quindi, perché un VUC?
2.   Gli insegnanti valutano le competenze mediante la certificazione delle competenze quindi, che senso ha un VUC sulla prova scritta?
3.   Ogni prova d'esame è corretta da UN docente di riferimento, il quale propone UNA valutazione poi ratificata collegialmente, quindi, perché i docenti di lingua straniera devono esprimere un VUC pur essendo due docenti distinti?
4.   In un'epoca in cui ogni valutazione fa media, perché si raccomanda di esprimere un VUC che non sia la media tra le due valutazioni di lingua straniera?
5.   Se la prova di lingua straniera è unica, perché si raccomanda di prevedere un congruo intervallo temporale tra le due sezioni? Forse per evitare eventuali inferenze linguistiche? No, Lor Signori non sanno neanche cosa siano!

E allora, visto che il patteggiamento del VUC era questione a me sconosciuta, intendo pubblicamente ringraziare, nell'ordine:
Mattarella, Renzi, Giannini (firmatari della 107/2015); Mattarella, Gentiloni, Fedeli, Madia, Padoan (firmatari del D. Lgs. 62/2017); Fedeli (firmataria del D.M. 741/2017); De Pasquale (firmataria della Nota 1865/2017); Palermo (firmataria della Nota MIUR 7885/2018).

Grazie per aver reso, anche la scuola, sede di patteggiamenti. Fortunatamente la Vera Scuola è molto altro.

Pensavate di semplificare le procedure? Ebbene no! Non le avete semplificate perché, di fatto, avete reso ridicola una procedura rigorosa e seria. 

Pensavate di firmare delle direttive conformi alla Costituzione? Ebbene no! Perché il patteggiamento del VUC non è in alcun modo contemplato all’art. 33 della Costituzione che prevede libertà nell’insegnamento con riferimento al profilo metodologico e contenutistico e libertà dell’insegnamento con riferimento all’ambito organizzativo e strutturale.

Pensavate di implementare la comunicazione? Ebbene no! Non l’avete implementata perché, di fatto, avete obbligato i docenti a concordare -senza criterio- valutazioni che possono anche essere legittimamente discordanti.

Pensavate ci fosse qualcosa da salvare nella 107? Ebbene no! E’ tutta da buttare via perché la Vera Scuola è una cosa seria; il patteggiamento del VUC no.