Appurato che trattavasi di un normale materasso singolo, ho proposto una soluzione più semplice, ma non meno efficace.
Poi è arrivata la seconda domanda: “Cosa posso fare con il lenzuolo di sopra? S’è un po’ strappato, ma secondo me è recuperabile.”
Appurato che la Sacra Sindone è
conservata in condizioni migliori; verificato che il piccolo strappo era una
profonda ed irrimediabile lacerazione e, considerato il mio possesso di ben
due completi da letto singolo (uno con un simpatico leone ed uno raffigurante
un ammiccante orsetto) ho avanzato la mia proposta: “ok, oggi pomeriggio
sistemo tutto, stai tranquillo… E non portare il materasso da nessuna parte! È
pesante!”
Nel pomeriggio ho smantellato lo
smantellabile ed ho sistemato tutto. A modo mio.
Ma non ho trovato riconoscenza
nello sguardo del proprietario del non-lenzuolo: lo sguardo costernato,
l’espressione visivo-oculare persa nel vuoto, un senso di smarrimento palese e
poi… una terza terribile domanda: “ma che, per caso, devi buttare via tutto?”
Ho capito di aver compiuto
l’ennesimo intervento a gamba tesa nella vita di un’altra persona, ho compreso
di aver violato una libertà di vivere a modo proprio, ho percepito di aver
risposto a due domande non con parole ma con azioni. Imponendole.
Così ho semplicemente risposto: “no,
non butto via nulla. Lavo tutto e te lo restituisco”
Quindi, non fatemi domande perché
poi, in genere, rispondo con le azioni.
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