domenica 8 maggio 2016

Mai sono stata stanca come quest’anno!

E sapevo già tutto: sapevo che la 107 avrebbe affossato la scuola e le persone che ci lavorano. Era tutto scritto.
Quest’anno scolastico è trascorso, per me, nel tentativo di capire se ci fossero dei margini di bontà da ricavare dal testo di una Riforma della scuola che Riforma non è.
Dunque niente PON, niente FESR, niente progettazione di interventi aggiuntivi, niente POF, niente PTOF, niente funzioni strumentali, niente visite guidate, niente animatore digitale, niente ore aggiuntive di insegnamento, niente progetti di ampliamento dell’offerta formativa, niente corsi di specializzazione, niente PNSD, niente master, niente…
Ho fatto SOLO l’insegnante. E mi sono chiesta come avessi potuto, nel passato, organizzare e seguire TUTTO con entusiasmo e partecipazione. Ecco, il problema è tutto qui: la consapevolezza di una Riforma approvata senza partecipazione e senza il necessario coinvolgimento della Scuola ha azzerato l’entusiasmo ed ha cancellato la storia della Vera Scuola.
Ho fatto SOLO l’insegnante: ho svolto con diligenza la professione che ho scelto ben sapendo che il c. 1 della 107 già ventilava la necessità di avere le scuole aperte sempre, in modo permanente; che il c. 2 già parlava di un PTOF irrealizzabile; che il c. 3 ribadiva il potenziamento del tempo scolastico; che il c. 4 non aggiungeva personale per la realizzazione degli interventi; che il c. 5 istituiva l’organico dell’autonomia; che il c. 6 sanciva un’autonomia già esistente, che il c. 7 individuava gli obiettivi formativi prioritari senza prevedere maggiori oneri per la finanza pubblica; che il c. 8 riguardava solo il Friuli Venezia Giulia; che il c. 9 prevedeva solo prodotti di qualità per la refezione scolastica; che il c. 10 inseriva iniziative di formazione relative alle tecniche di primo soccorso; che il c. 11 prevedeva l’assegnazione di un Fondo di funzionamento per le istituzioni scolastiche, fondo peraltro già esistente; che il c. 12 indicava i tempi del PTOF; che il c. 13 prevedeva la verifica del PTOF da parte dell’USR; che il c. 14 trasformava il POF in PTOF…
Non è opportuno continuare. Perché una Riforma della Scuola non può essere costituita da un solo articolo con 212 commi; una Riforma della Scuola non può abolire il parere dell’organo collegiale consultivo nazionale della scuola (c. 192); una Riforma della Scuola non può non trattare il tema delle competenze dei docenti e degli studenti; una Riforma della Scuola non può mescolare “modello-minestrone” organizzazione del tempo scuola ed edilizia scolastica; una Riforma della Scuola non può dichiarare l’inefficacia di norme e procedure contenute nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (c. 196); una Riforma della Scuola non può fingere che la Scuola dell’Infanzia – primo ed insostituibile segmento sociale ed educativo – non esista; una Riforma della Scuola non può essere pubblicata in GU il 15 luglio ed essere ripubblicata il 30 luglio.
Ragazzi, non è serio!
E poi, una Riforma della Scuola non può contenere 9 deleghe perché, assegnando un numero così elevato di deleghe in bianco al Governo, si ravvisa una lunga serie di competenze destinate all’analisi governativa: il problema delle deleghe in bianco è serio perché, in una sola mossa, è eliminato il rinnovo contrattuale introducendo la libertà governativa di disporre del corpo docente e del sistema nazionale di istruzione e formazione a suo piacimento - modificandone la struttura - senza tener conto alcuno delle necessità sindacali di mediazione e senza alcun rispetto dei lavoratori nel tentativo di esprimere le loro opinioni. La conseguenza più grande è stata, certamente, quella di aver assistito alla sparizione di sindacati e tavoli di contrattazione, vista la condizione obbligatoria della legge di disporre della scuola tutta. Inoltre, con riferimento all’inclusione scolastica degli studenti con disabilità,  si legge una confusione di norme differenti. Sono confusi gli studenti diversamente abili, riconosciuti ai sensi della Legge 104 articoli 3 e 4 e gli studenti DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) certificati ai sensi della Legge 170/2010 e si dimenticano gli studenti BES (Bisogni Educativi Speciali).

Mai sono stata stanca come quest’anno! Ed a stancarmi ha contribuito la consapevolezza di essere diventata una docente precaria, come i mei 800.000 colleghi in Italia: docenti di ruolo fino al 2015 e precari dal 2015 in poi. Altro che piano assunzionale: da quest’anno la deportazione è tornata di moda. Una deportazione stabilita da pochi non eletti ed approvata da molti che non potevano perdere né poltrone né privilegi.
Mai sono stata stanca come quest’anno! Eppure ho fatto SOLO l’insegnante, ma a stancarmi ha contribuito la consapevolezza dell’avvenuta cancellazione di interi articoli della Costituzione.
ART. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
L’Italia è diventata un regime non-democratico, senza lavoro e senza possibilità – per il popolo – di votare per i suoi governanti.
ART. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
L’Italia ha cancellato i diritti inviolabili di ogni singolo cittadino ed esodati, inoccupati, docenti, giovani, pensionati ne sono la dimostrazione.
ART. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
L’Italia ai tempi del Renzie & Co. ha privato tutti gli italiani di dignità sociale.
ART. 12. La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
E la bandiera del Regime, qual è?

Mai sono stata demotivata quanto quest’anno.

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