Mancava l’esortazione
ministeriale di fine anno alla promozione coatta di ogni studente.
Mancava un resoconto finale
di luoghi comuni e fraseggi scopiazzati.
Mancava il memento conclusivo
stile Totò, Peppino e la malafemmina: “Signorina, veniamo noi, con questa mia,
addirvi…”
Poiché, alla fine dell'anno
scolastico, si sentiva la mancanza di tutto ciò, è arrivata la poesia di Rosa.
Svolgimento: cari tutti,
siete autonomi da quasi vent'anni quindi dovete promuovere tutti altrimenti
dimostrerete di non aver capito nulla dell’I-care di Don Milani.
Firma: Rosa.
Ricorrenza dei termini:
“autonomia” 9 volte; “successo formativo” 18 volte.
Ringraziamenti: Grazie Rosa.
Le tue parole mi hanno fatto meglio comprendere quanto inutile sia il mio ruolo
di docente e di educatore. Farò come dici. Tranquilla.
Differenze: Rosa, tu citi un
aforisma di Einstein (probabilmente), io gli parlo!
In realtà, avevo già
“autonomamente” deciso leggendo norme che hai solo citato ma non menzionato;
avevo già “autonomamente” deciso dopo l’approvazione di una legge di riforma
costituita da un solo articolo; avevo già “autonomamente” deciso pur senza
conoscere amabili aforismi attribuiti a valenti scienziati.
Suggerimenti: nelle tue
prossime poesie, non dimenticare l’Invalsi! Perché l’Invalsi è l’esatta
negazione di quanto tu scrivi. Ricorda che la standardizzazione non può essere
individualizzazione.
Conclusioni: Rosa, con la sua
poesia ha tentato di superare il muro del suono ed ha, invece, superato il muro
dell’inutile esortazione bonaria, aprendo i confini dell’ovvio.
Non è esattamente così che
funziona.
La Vera Scuola è un’altra
cosa.
REGISTRO
UFFICIALE
Prot.
n. 0001143 - 17/05/2018 - USCITA
TESTO INTEGRALE
Oggetto: L'autonomia scolastica quale fondamento
per il successo
formativo di ognuno.
L'educazione e
l'istruzione sono diritti fondamentali dell'uomo e presupposti indispensabili per
la realizzazione personale di ciascuno. Essi rappresentano lo strumento
prioritario per superare l'ineguaglianza sostanziale e assicurare l'effettivo
esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione. È evidente
che in questo periodo storico, colmo di criticità, contraddizioni ma anche di
grandi opportunità, convivono enormi differenze culturali, sociali ed
economiche per ciò che concerne le possibilità di benessere e di qualità della
vita. In tale contesto il sistema educativo e
di istruzione
rappresenta “il fulcro dello sviluppo sia della persona che della comunità; il suo compito
è quello di consentire a ciascuno di sviluppare pienamente il proprio talento e
di realizzare le proprie potenzialità". (1)
Per questo la
scuola è il luogo dove il diritto all'educazione e all'istruzione diventa
dovere e responsabilità per la cittadinanza attiva. La scuola del nuovo
millennio tiene conto di due dimensioni equamente importanti: da una parte, la
cura e il dovere di riconoscere l'unicità delle persone e rispettarne
l'originalità e, dall'altra, la capacità di progettare percorsi educativi e di istruzione
personalizzati nell'ambito del contesto classe, in un delicato equilibrio fra
persona e gruppo, in una dinamica che si arricchisce dei rapporti reciproci e
della capacità di convivenza e rispetto civile. Laddove l'istituzione
scolastica perda di vista la persona per il sistema, o viceversa, rischia di
divenire uno "(...) strumento di
differenziazione sempre più irrimediabile,,(2). Il Regolamento dell'
Autonomia scolastica, D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275, all'articolo 4 descrive le scuole
come le istituzioni che ..(...) concretizzano
gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del
diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono
e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando
tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo". Anche
la Legge 13 luglio 2015, n. 107 e i successivi decreti legislativi rafforzano ulteriormente
l'autonomia scolastica "(...) per
garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo formativo ,, (3) nonché il riconoscimento e la
valorizzazione dei talenti di ognuno. Tale finalità costituisce l'obiettivo
principale del sistema scuola del nostro Paese. Nello svolgimento di questa
funzione, le istituzioni scolastiche possono avvalersi di tutti gli strumenti
di pianificazione strategica previsti dalla normativa, sia a livello di scuola
che di singola classe. Detti strumenti sono di supporto alle scelte didattiche,
educative ed organizzative per la definizione e concretizzazione di curricoli
verticali che possano essere percorsi da ciascuno con modalità diversificate in
relazione alle caratteristiche personali. Si tratta di "cucire un vestito
su misura per ciascuno" con attenzione e cura, per cui le forme di
flessibilità dell'autonomia scolastica costituiscono la "cassetta degli attrezzi"
per promuovere ..(...) il raccordo e
la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali
del sistema di istruzione,,(4) Gli atti formali di documentazione,
condivisione e valutazione delle scelte dell'autonomia scolastica, quali ad
esempio il Rapporto di Autovalutazione (RAV), il Piano triennale dell'offerta formativa
(PTOF) e il Piano di Miglioramento (PdM) nonché quelli di
"personalizzazione" dei percorsi, devono essere coerenti ed
essenziali, senza sovrapposizioni che facciano perdere di vista il fine ultimo
della progettazione: il successo formativo di tutti. Quando allo strumento si
attribuisce un valore tale da identificarlo quasi con il fine, si rischia di
assistere ad una scuola che tende a categorizzare e modellizzare, non
attribuendo il giusto spazio alla riflessione professionale, collegiale e ai
percorsi di ricerca azione nel contesto di riferimento.
La scuola ha il
dovere di garantire una proposta di educazione e di istruzione di qualità per tutti,
in cui ciascuno possa riconoscere e valorizzare le proprie inclinazioni,
potenzialità ed interessi, superando le difficoltà e i limiti che si
frappongono alla sua crescita come persona e come cittadino: "Ognuno è un genio. Ma se si giudica un
pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua
vita a credersi stupido” (5) Anche la Circolare n. 8 del 6 marzo 2013,
con la quale si dava diffusione del documento del Ministro pro-tempore
presentato in occasione del Seminario nazionale "La via italiana all'inclusione scolastica. Valori, problemi e
prospettive", rientrava in un'ottica di attenzione al singolo
alunno: cogliendo il dibattito internazionale in corso fra i Paesi con una
diversa dimensione culturale di inclusione rispetto all'Italia e introduceva
nel panorama del nostro sistema di educazione e di istruzione la definizione di
BES che l'OCSE definisce Special
Education Needs. L'intento era indurre il personale scolastico ad una
maggiore presa in carico anche degli studenti che non fruissero delle tutele
della Legge 5 febbraio 1992, n. 104 e della Legge 8 ottobre 2010, n. 170,
attraverso il riconoscimento del disagio, anche temporaneo, fisico,
psicologico, economico o sociale e la conseguente realizzazione di percorsi di
flessibilità e di pratiche di individualizzazione e di personalizzazione nella
progettualità educativa e didattica. La citata nota suggeriva alcuni fra gli strumenti
di progettazione, condivisione e documentazione ritenuti adeguati al
perseguimento del successo formativo degli alunni con BES che, per diverse
cause, manifestassero varie forme di disagio/svantaggio. La documentazione
proposta, seppur utile a condividere scelte e finalità, ha spesso appesantito
l'attività scolastica tanto da essere intesa da molti docenti alla stregua di
meri processi burocratici, rischiando così di rafforzare la percezione dei
genitori che tali atti e procedure possano assicurare un diverso livello di
presa in carico di alcuni alunni; in realtà l'impegno della funzione docente
deve essere equo e di qualità per tutti e, per questo, diversificato secondo i
diversi bisogni educativi di ciascuno: "Non
c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali ,,(6).
Il docente è chiamato a svolgere la propria professione affinché tutti e
ciascuno raggiungano il successo formativo nella ricchezza e opportunità di
essere parte di un gruppo classe che fruisce del valore aggiunto di un ambiente
di apprendimento e di socializzazione educativa.
Guardare la
classe solo come un insieme di singole persone tralascia la dimensione sociale
e l'acquisizione di importanti competenze relazionali strettamente connesse con
la sfera dell'autonomia, della responsabilità e della capacità di saper "prendersi cura": I care di
Don Milani. Si tratta di non ridurre i
traguardi da raggiungere, nell'ambito degli obiettivi del sistema nazionale di
istruzione e formazione, ma di favorire, progettare ed accompagnare percorsi
diversi, affinché ne sia garantito il loro conseguimento. Già nel 2013 con nota
prot. n. 2563 del 22 novembre, questo Ministero ha sentito la necessità di
sottolineare come la personalizzazione degli apprendimenti, la valorizzazione
delle diversità e lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno fossero garantiti,
prima di tutto dalla Costituzione, ma anche dalle disposizioni di cui al DPR 8
marzo 1999, n. 275 a cui la circolare n. 8/2013 offriva alcuni strumenti di
lavoro a disposizione dei docenti, nel rispetto della libertà di insegnamento.
L'autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche, del resto, comporta
scelte condivise dalla comunità educante, maturate nei luoghi di
partecipazione, riflessione e formalizzazione previsti dalla normativa quali,
ad esempio, il collegio dei docenti, il team
docenti e il consiglio di classe, oltre che l'adozione di strumenti e di
tempi per la progettazione curricolare, sia per il singolo alunno, che per la
classe e per la scuola.
È evidente, per
quanto detto, che il dirigente scolastico assume un ruolo determinante per la qualità
dell'offerta formativa: egli, infatti, nello svolgimento della sua funzione
esplica "(...) autonomi poteri di
direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane" per
effettuare scelte che assicurino il perseguimento "della flessibilità, della diversificazione, dell'efficienza ed
efficacia del servizio scolastico ,,(7). Tale ruolo si manifesta anche
tramite il riconoscimento dei luoghi essenziali di scelta, partecipazione e
condivisione, quali gli organi collegiali, nonché nella possibile
semplificazione ed essenzialità degli strumenti di progettazione e di
riflessione, con un utilizzo funzionale dei documenti, ad esempio verbali e
delibere. È possibile quindi favorire un'utile razionalizzazione che serva a
riconoscere e valorizzare le risorse professionali e strumentali, a ridurre la
sovrapposizione di interventi e di documentazione, talvolta, fra loro, anche
poco coerenti, nella relazione tra l'agito e il dichiarato. Quanto detto
affinché i
docenti possano
dedicare la propria professionalità per ricercare e approntare ambienti di apprendimento
in grado di perseguire il successo formativo per tutti, evitando adempimenti
talvolta avulsi dalla didattica e dalla promozione dell'apprendimento nel
rispetto dei ritmi di crescita e delle inclinazioni di ciascuno. Tutto ciò
ponendo in essere le profonde potenzialità delle dinamiche relazionali dove le
diversità sono utili strumenti di crescita, aiuto reciproco, fondamenta per la costruzione
dell'identità personale e del gruppo classe. È necessario riavviare un
confronto professionale che superi la tendenza a distinguere in categorie le
specificità di ognuno, con il rischio di attuare la personalizzazione
prevalentemente mediante l'utilizzo di strumenti burocratici e di mero
adempimento per sviluppare, invece, proposte che tengano conto della
complessità, della eterogeneità e delle opportunità formative delle classi. La Legge
13 luglio 2015, n. 107 e i successivi Decreti legislativi hanno rilanciato
l'autonomia scolastica, con nuove risorse e modalità organizzative, per
rispondere realmente alle esigenze educative, di istruzione e di formazione di
un territorio. La finalità è quella di promuovere il "fare scuola di
qualità per tutti". Personalizzare i percorsi di
insegnamento-apprendimento non significa parcellizzare gli interventi e
progettare percorsi differenti per ognuno degli alunni delle classi, quanto
pensare alla classe, come una realtà composita in cui mettere in atto
molteplici modalità metodologiche di insegnamento-apprendimento, funzionali al
successo formativo di tutti. Ogni singola realtà scolastica può essere
considerata come un laboratorio permanente di ricerca educativa e didattica
nella quale, in un percorso di miglioramento continuo, il personale scolastico
trova riconoscimento e crescita professionale adeguati alle sfide sempre più
complesse che si presentano. Oggi il contesto normativo è notevolmente
modificato: si è assistito ad un' importante crescita culturale e sono stati
introdotti nuovi assiomi di riferimento, nuove risorse professionali, economiche
e strutturali affinché a ciascuno sia data la possibilità di vedersi
riconosciuto nei propri bisogni educativi "normali", senza la necessità
di ricorrere a documenti che attestino la problematicità del "caso",
fermo restando le garanzie riconosciute dalla Legge n.104/1992 e dalla Legge
n.170/2010. I docenti e i dirigenti che contribuiscono a realizzare una scuola
di qualità, equa e inclusiva, vanno oltre le etichette e, senza la necessità di
avere alcuna classificazione "con BES" o di redigere Piani Didattici
Personalizzati, riconoscono e valorizzano le diverse normalità, per individuare,
informando e coinvolgendo costantemente le famiglie, le strategie più adeguate
a favorire l'apprendimento e l'educazione di ogni alunno loro affidato. In
questa dimensione la soluzione al problema di un alunno non è formalizzarne
l'esistenza, ma trovare le soluzioni adatte affinché l'ostacolo sia superato. Dopo
aver per tanti anni acquisito una sensibilità legata all'individuazione e alla
gestione dei Bisogni Educativi Speciali, ora le nostre comunità educanti
possono andare oltre: progettare modi nuovi di fare scuola che aiutino ciascuno
a scoprire e a far crescere le proprie competenze e capacità, maturare la
consapevolezza che "apprendere" è una bellissima opportunità
fortemente legata alla concretezza e alla qualità della vita. La dispersione
non va recuperata, ma evitata: lo studente che trova nella scuola risposte ai
propri bisogni educativi, di istruzione e di espressione personale, non andrà
incontro a insuccesso, demotivazione e infine abbandono. Si ritiene, quindi,
necessario, in previsione del rinnovo del Piano Triennale dell'Offerta Formativa,
proporre alle SS.LL. di avviare nei collegi docenti, nei dipartimenti
disciplinari, nei consigli di classe e di interclasse, una riflessione
sull'evoluzione del contesto normativo ed organizzativo della scuola italiana,
anche dando impulso a momenti di scambio professionale per la valorizzazione
delle competenze e la promozione di attività di ricerca e sperimentazione
didattica. In continuità con il processo di partecipazione già avviato da
questo Ministero, le istituzioni scolastiche potranno, attraverso la condivisione
della presente nota, operare nell'ottica descritta di semplificazione,
ottimizzazione delle procedure e valorizzazione della professionalità docente. Tutto
ciò al fine di elaborare curricoli verticali e di assicurare la predisposizione
di ambienti di apprendimento coinvolgenti c partecipati oltre che di scelte
didattiche efficaci ed ineludibili per far crescere nuove generazioni di
cittadini consapevoli, ciascuno con i propri talenti, capacità e competenze,
che prendano in carico il cambiamento sostenibile del Paese per un futuro
migliore.
IL CAPO
DIPARTIMENTO
Rosa De Pasquale
1.
Delors
"Nell'educazione un tesoro"
2. Scuola di
Barbiana, "Lettera a una professoressa"
3. comma 1
articolo 1, Legge 13 luglio 2015. n. 107
4. articolo 1
Decreto Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275
5. aforisma attribuito a Albert Einstein
6. Scuola
di Barbiana. "Lettera a una professoressa"
7. articolo 25
del Decreto Legislativo 30 marzo 2001. n. 165 e articolo 1 del Decreto
Legislativo 6 marzo 1998,n. 59
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