martedì 16 luglio 2019

L’imbarazzante inadeguatezza del tossire.


Secondo il ministro Bussetti gli esiti delle prove INVALSI “non dipendono da differenze territoriali, ma dalla didattica”.

Quindi?

Il ministro, imbarazzato e tossicchiante, vorrebbe lasciar passare il messaggio secondo il quale esista una didattica del test standardizzato. Una sorta di “teaching to the test”, ovvero la focalizzazione dell’attività di insegnamento sul superamento dei test.

E’ evidente: tra un colpetto di tosse e l’altro ha lasciato trasparire tutta la sua inadeguatezza rispetto al ruolo ricoperto perché non ha idea di cosa sia la didattica. E non starò certamente qui a spiegarlo per due motivi: per lui sarebbe fatica sprecata e per chi mi legge sarebbe scontato.

Il ministro inadeguato:
- non sa che la Finlandia, che ha il punteggio più alto del mondo nell’Education Index, non usa alcuna forma di valutazione standardizzata;
- non sa che persino l’INVALSI ha ammesso,  nel 2018, che il sistema del testing serve a poco o a nulla, infatti le prove standardizzate non possono misurare tutto;
- non sa che, dopo lustri di test standardizzati,  l’America sta progressivamente spostando l’attenzione sulla rivalutazione delle conoscenze;
- non sa che nel 2006 il Parlamento europeo ha raccomandato di valutare le competenze riguardanti lo spirito di imprenditorialità nei bambini di 10 anni;
- non sa che le prove INVALSI non hanno alcun fondamento docimologico;
- non sa che nessuna persona, sia essa studente o docente, può essere valutata sulla base di uno scatto fotografico.

Perché l’INVALSI questo è: una sorta di selfie con sfondo e soggetto variabili.

Quindi un ministro poco convinto e ancor meno convincente, tra un colpo di tosse ed un’imbarazzante deglutizione a vuoto, tra uno sguardo pateticamente abbassato ed una inopportuna reiterazione di avverbi,  ha ancora una volta fornito indicazioni futuribili inerenti il miglioramento della didattica dei docenti italiani. Avrebbe, addirittura, già impostato un lavoro (del quale, in verità, non vi è traccia) di cui si vedranno i risultati nei prossimi anni…



E dunque, emergono prorompenti le notizie sconosciute al ministro:
-   non ha avviato alcun lavoro finalizzato al “miglioramento della didattica”;
-   gli insegnanti italiani - da nord a sud, isole comprese - hanno superato regolari concorsi, senza SE e senza MA, senza TAR e senza CdS;
-   il MIUR ha avviato, già dallo scorso anno e forse a sua insaputa, una campagna di abbattimento delle ripetenze che sarebbe più corretto chiamare “campagna di obbligo promozionale” (nel 2018 per il primo ciclo e nel 2019 per il biennio della secondaria di II grado): sarebbe forse questo il lavoro avviato?

Pertanto, tutto ciò considerato, pur volendo perdonare il tentativo di spiegazione di un gap diventato gappa che si amplificherebbe, a suo dire, dalla scuola primaria alla secondaria mi parrebbe sconsiderato perdonare l’imbarazzante inadeguatezza del tossire di un ministro con competenze scarse destinate a produrre inconcludenti risultati.

Gentilmente dovrebbe dimettersi e, altrettanto gentilmente, dovrebbe lasciarci lavorare!

Bianca Maria Cartella

giovedì 27 giugno 2019

RELAZIONE FINALE.



Così è!

Per tutto arriva una conclusione ed anche questo esame 2019 è, dunque, giunto ad un epilogo sospirato ed atteso.

Inderogabile, peraltro.

Perché è risaputo che gli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione devono terminare entro il 30 giugno.

Quindi, riassumendo:
dopo aver ascoltato tristissime vite ed encomiabili opere di tutti Santi, i Martiri e le Vergini;

- dopo aver seguito con interesse le disavventure della geniale Frida Kahlo che, mano nella mano con il futurista Filippo Tommaso Marinetti, guidati da un intrepido Duce alla conquista delle terre africane, si imbattevano in improbabili giacimenti di petrolio;

dopo aver appreso che l’Abbé Pierre di cognome faceva Be e che la signorina Thunberg Greta di cognomi ne ha diversi e variabili, da Turner (come Tina) a Thunderbird (come quell’uccello leggendario); [suvvia ragazzi! È da febbraio che non si parla d’altro!]

- dopo aver ben immagazzinato il concetto secondo il quale il petrolio, in realtà, è formato da innocuo plancton che, leggiadro, si posa sui fondali degli oceani tutti, quindi per la sua estrazione, in definitiva sarebbe sufficiente un buon dragaggio oceanico;

dopo essere stati deliziati dalle soavi melodie egregiamente eseguite da alunni mozartianamente ispirati;
dopo aver finalmente compreso che “la censura è una macchia che ti impedisce di vedere“ [praticamente una specie di maculopatia o una forma particolare di glaucoma];

dopo aver suggerito “Ve… Ve… Ve…” per indicare il Venezuela ed aver ricevuto come risposta “Venezia” che, in effetti, è quasi la stessa cosa;

arriva la fine degli esami.

Ed è un bene che arrivi quando il caldo non è ancora torrido, perché così ho la possibilità di rimettere ordine nelle mie personali conoscenze, cancellando in modo quasi totale e per questo non definitivo, le vagonate di castronerie creative ascoltate in questi ultimi giorni.

Ma si sa: è l’emozione che tende subdoli tranelli ad innocenti ragazzi che si affacciano alla vita!

E poi ci sono quelli bravi, sensibili, attenti.



Quelli che, alla fine del loro PPT inseriscono una slide di ringraziamento. 

E per alcune colleghe, quelle sensibili quanto questi ultimi allievi citati, parte la lacrima sul viso a condire l’abbraccio e il bacio accademico…

Peccato che, in quell’ultima slide, noi docenti siamo stati paragonati a solerti contadini!

E così parte una commozione bifronte. Sì, bifronte, come Giano.

Da un lato parte la commozione vera, leale, sincera e sentita a cura della collega sensibile che si scioglie in lacrime.

Dall’altro lato vorrebbe partire l’altrettanto vera, leale, sincera e sentita commozione cerebrale (da procurare allo studente sensibile e bravo, attento e dedito ai sillogismi) a cura della collega inzenzibbbile che, alla vista di cotanto elevato paragone, indefessamente ed incessantemente, continuerà a compilare relazioni e verbali che tra 24 ore, saranno definitivamente archiviati in un pacco ermeticamente chiuso ed opportunamente sigillato.

Meno male!

Finalmente! Una liberazione che necessiterebbe dell'esecuzione di una bella marcia trionfale! Ma su quel fronte abbiamo già dato!

Così, da dopodomani, potrò finalmente tornare alle mie auliche passioni: riprenderò a coltivare terre lontane tra Venezia e il Venezuela.

E, coltivando, canterò “faccetta nera”, tanto mi saranno rimaste impresse nella memoria tutte quelle storie sulla propaganda bellica.

Poi, tra una semina ed un raccolto, farò lunghe passeggiate sperando di incontrare Banksy per comunicargli che colui che pensa che gli insegnanti siano dei contadini, ha arditamente paragonato la sua street art al Cristo velato del Sanmartino!

Ecco!

Quel velo, a questo punto, mi servirebbe proprio…

Bianca Maria Cartella